
Se dovessi definire la ragione, che è una facoltà degli esseri umani, direi che è separata dalle emozioni, è una caratteristica autonoma della mente.
Ha delle proprietà per condurre indagini, risolvere problemi, valutare, criticare, capacità di comprendere sé stessi, gli altri e il mondo nella sua interezza.
Sono sufficienti questi attributi per completare il quadro complessivo di questa grande facoltà umana? Oggigiorno, viviamo nella convinzione che essere razionali e che farsi guidare da tutto ciò ci porta a pensare che le scelte migliori sono quelle che rispettano i principi della logica, ma non è così, non è mai stato così.
Se ci basiamo sui fatti che accadono ci rendiamo conto che la situazione è molto più complessa e piena di contraddizioni di fronte alle belle definizioni. Possiamo attingere a tutto quello che succede per avere una chiara esposizione, al fine di poter verificare e poter leggere i dati in nostro possesso per capire se la ragione ci aiuta a fare chiarezza.
L’educazione ricevuta ha lasciato poco spazio alle emozioni, come se il cervello ed il cuore, la parte razionale e quella emotiva, fossero (e sono) due mondi diversi e due parallele che non hanno niente in comune.
Le difficoltà quotidiane di darsi una disciplina, una dritta, su alcune questioni, nasce dal rifiuto della parte emozionale che spesso oppone resistenza alla ragione.
Tutte le persone sovrappeso, che hanno ideato un piano per la perdita di peso, la gran parte, vanno incontro a cocenti delusioni, subendo spesso il sabotaggio della parte emozionale.
Nessun dato oggettivo, nessun lavoro di un dietologo può fare una buona riuscita se accompagnato solo da tabelle e da porzioni giornaliere, da centellinare durante la giornata.
Il tabagismo è un altro fenomeno la cui comprensione sfugge a tutte le spiegazioni razionali. Sono noti gli studi oncologici, le statistiche legate al fenomeno, le problematiche di problemi respiratori, ma tutto ciò è ininfluente per una cospicua comunità di fumatori. Le considerazioni logiche non aiutano e non servono a capire anche questo fenomeno. Bisogna ricorrere ad altri strumenti.
Gli stadi calcistici non sfuggono a tutto ciò che abbiamo premesso. Le urla razziste, di incitamento all’odio, di promozione dell’aggressività verso persone che spesso non si conoscono, scontri sugli spalti o sulla strada tra opposte tifoserie, non aiutano a rendersi conto dei motivi che sottendono a questa situazione spesso ingestibile.
Quando le emozioni hanno il sopravvento la storia conosce guerre e lotte intestine. La razionalità è importante ma non è l’unico aspetto che deve orientare le azioni umane. Gli impulsi distruttivi, la voglia di scaricare verso altri frustrazioni e insoddisfazioni personali, rendono a volte il mondo dello sport come quello più lontano dal divertimento e dalla presenza di intere famiglie.
E’ la nascita dell’intelligenza emotiva, negli anni 90, il cui maggior divulgatore è stato Daniel Goleman, che ha permesso di capire meglio l’insieme dei processi razionali ed emotivi, mente/cuore.
Viene definita come “la capacità di unire e controllare pensieri ed emozioni proprie e altrui, per prendere decisioni, distinguendo tra di esse e utilizzando queste informazioni per orientare i propri pensieri ed azioni”.
Alla fine, possiamo affermare che coltivare l’intelligenza e le emozioni rappacifica due mondi diversi, i quali sono necessari al riconoscimento sia delle nostre emozioni che quelle degli altri. Dalla conoscenza e dall’apprendimento di questa nuova disciplina se ne avvantaggiano tanti settori. Questi strumenti si possono utilizzare in molti ambiti diversi, dalla scuola, al mondo del lavoro, alle relazioni interpersonali.
Non si può più pensare che le emozioni siano un limite alla capacità di prendere giuste decisioni. Diversi settori se ne avvantaggiano come il mondo produttivo, l’efficienza del vivere quotidiano, delle migliori relazioni tra le persone.
La buona notizia è che l’intelligenza emotiva si può apprendere non essendo una facoltà innata.
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